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Il re di Sicilia, duca di Puglia e di Calabria

La corte normanna di Palermo

A partire dal 1112, i Normanni hanno trasferito la capitale da Mileto in Calabria a Palermo, ormai sicura. Vi si incontra in ogni campo una simbiosi o una giustapposizione, insolita in quel periodo, delle grandi culture mediterranee. La monarchia fa sue delle concezioni arabomusulmane, greche e latine che promuovono la monarchia normanna a rango di primo Stato moderno in Occidente.
Nel palazzo reale è di norma un protocollo orientalizzante simile a quello delle corti arabe, nel lusso del vestiario, come a quello bizantino, nella sacralità del cerimoniale. Benché il re sia cristiano e per via di conseguenza sottomesso alla monogamia, il palazzo rinchiude ciononostante un harem.
Il palazzo è anche sede del governo e dell’amministrazione accentrata. Condizionati dalla cultura greca e araba, gli atti scritti sono prevalenti nell’amministrazione ; uffici e servizi sono segnati fin nel loro appellativo dall’influenza orientale. In tal modo, qualunque sia la loro origine, i sudditi del re non si sentono lesi da un dominio straniero.
Il re impiega degli agenti e dei servizi specializzati : oltre un cancelliere (principale consigliere del re) assistito da notai latini o greci, e un logoteta (con la carica delle udienze regie e del ricevimento delle ambasciate), ha anche a disposizione emiri, consiglieri politici con ruolo indeterminato, che costituiscono insieme ai « familiari » il governo del re.
Le finanze e l’amministrazione vengono poste sotto responsabilità di una giurisdizione a parte, il cui nome arabo, dîwan, è tradotto con il greco sekreton, o col vocabolo latino dohana.
Tutto quel complesso è a sua volta posto sotto la direzione di una figura chiamata coi titoli arabi « visir » o »emiro degli emiri » o greco « arconte degli arconti ». Questo posto di primo ministro è occupato successsivamente da responsabili arabi, greci di Calabria o d’Oriente, italiani, però mai da Normanni.

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