6

Gli eredi della conquista

Ruggero Borsa e l'eredità del Guiscardo

Roberto Guiscardo aveva sistemato la propria successione a favore del figlio primogenito del suo secondo matrimonio con la longobarda Sichelgaita. Ruggero Borsa (1085-1111) succede a Roberto per il ducato di Puglia e Calabria, mentre la Sicilia rimaneva a suo zio Ruggero Granconte e ai suoi discendenti. Ruggero Borsa non possiede per niente le doti paterne, e il suo regno è segnato da un periodo di anarchia feudale particolarmente intensa, malgrado gli interventi del papa e l’appello alla tregua di Dio tra il 1089 e il 1120. Boemondo di Taranto, fratellastro di Ruggero, allontanato dalla successione perché nato di una prima unione sciolta per motivi politici, si impadronisce dal 1085 in poi di una gran parte della Puglia meridionale. Suo figlio Boemondo II rinuncerà a questa conquista nel 1126 per partire a sua volta a Antiochia. Fin dal 1091, Ruggero Borsa ha rinunciato alla parte di Roberto Guiscardo nella conquista di Palermo (1072) in cambio dell’intervento di suo zio, Ruggero Granconte, contro Cosenza ribellata. Infine, nel 1096, Amalfi ha riconquistato la propria indipendenza…
Intanto, il principato rivale di Capua conosce disordini ; dal 1090 e nel 1098, Riccardo II riconosce di essere vassallo di Ruggero Borsa. Ma la situazione non migliora, neanche alla sua morte, il 22 febbraio 1111. Suo figlio Guglielmo, incapace di opporsi all’anarchia dei baroni, è in grado di amministrare soltanto i suoi possedimenti diretti, attorno a Salerno. Si trova perfino costretto aa abbandonare la Calabria come i suoi ultimi territori siciliani al cugino, Ruggero II, in cambio del suo aiuto contro il potente Giordano d’Ariano. Alcune città riescono a prendere la loro autonomia comunale (quali Gaeta nel 1123, Napoli intorno al 1129-1130 nel suo ducato rimasto indipendente, Bari o Troia in Puglia). Guglielmo muore in luglio 1127, senza eredi.

pagina precedente    pagina successiva