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L'ascesa di Roberto Guiscardo

Roberto, "barone ladro"

Tra i dodici fratelli d’Altavilla, Roberto, il cui soprannome Guiscardo (l’astuto), ricevuto in Calabria, esprime il tratto saliente del suo carattere, è quello che maggiormente ha segnato la storia d’Italia con il suo spirito intraprendente. Nato intorno al 1015, mentre i primogeniti si erano già stabiliti in Italia meridionale, li raggiunge, accompagnato da un piccolo contingente, solo nel 1047, un anno cioè dopo la morte di Guglielmo Braccio di Ferro. Accolto con poco entusiasmo da parte di fratelli poco propensi a condividere le loro recenti conquiste, si dà quindi naturalmente al mercenariato, in particolare al servizio del principe di Capua Pandolfo IV. Dopo un periodo di miseria, il fratellastro Drogone gli affida un castello calabrese e lo incarica di assillare le truppe bizantine. (La rocca di Scribla, nel Val di Crati, sopra la pianura di Sibari, è stata identificata ed è stato oggetto di scavi negli anni 1970). Quando non è d’aiuto per i fratelli, Roberto si dà allora al brigantaggio vero e proprio per sopravvivere, per cui la sua presenza non è sopportata dalla popolazione.
Roberto lascia il nido d’aquila alla morte del fratello Umfredo, nel 1057, per succedergli alla contea di Melfi. Ansioso di rinforzare le alleanze nello scacchiere politico locale, sposa una principessa lombarda, figlia di Guaimario IV di Salerno, Sichelgaita, che darà vita a Ruggero Borsa, il suo erede del ducato di Puglia. Per realizzare quel matrimonio utile alle sue ambizioni, Roberto deve ripudiare una prima unione contratta in seno alla famiglia normanna, con Alberada, zia del connazionale Girardo di Buonalbergo. Boemondo, filgio di questo primo letto, resterà tutttavia il fedele seguace di suo padre nelle campagne antibizantine, ma riceverà da lui soltanto la città di Taranto. Boemondo proverà a conquistarsi un principato a Antiochia durante la Prima Crociata (1095-1100), esponente delle ambizioni espansionistiche dei Normanni d’Italia.

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