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L'Italia agli inizi del sec. XI

Il papato e la Terra Sancti Benedicti

Appena uscito dalla grave crisi del sec. X in cui la sede apostolica era stata preda delle lotte tra fazioni aristocratiche romane, il papato deve affrontare le problematiche interne riguardanti la riforma della Chiesa. Queste sono le premesse dell’ampia corrente della Riforma gregoriana che doveva operarsi nel corso della seconda metà del sec. XI. Dal punto di vista della politica estera, sta iniziando il lungo scontro opponente Roma all’Imperatore germanico a proposito del controllo sulla gerarchia ecclesiastica come sulla nomina dei vescovi, la questione cioè delle investiture il cui esito, favorevole alla Chiesa, succederà solo agli inizi del sec. XII. L’ostilità tra Roma e l’Impero si nutre anche della rivendicazione dell’eredità dell’Impero romano e dell’ambita supremazia politica sul continente italiano.
Rispetto ai Normanni, il papato cambia comportamento : una prima fase di grande ostilità verso la nascita di uno Stato unitario in Italia meridionale sotto dominio normanno ; in seguito, dopo la battaglia di Civitate (nel 1053), una seconda fase di riavvicinamento e anche alleanza con i Normanni viene attuata.
Il monastero di Montecassino, a quell’epoca il più importante e potente d’Italia, ricopre una parte di primissimo piano nelle vicende tra Chiesa e Normanni. La Terra Sancti Benedicti (Terra di san Benedetto) rappresenta una signoria territoriale compatta, che si estende su un patrimonio fondiario vastissimo ; la sua potenza è tanto più grande visto che nel 1057, papa Vittore II ha accordato all’abate di Montecassino la preminenza su tutti gli altri abati. La politica cassinese di fronte al fenomeno normanno è improntata a grande cautela, ma più di una volta gli abati intervengono da mediatori negli scontri tra i pontefici e i Normanni.

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