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 L'Italia agli inizi del sec. XI

La Sicilia musulmana

La Sicilia era, dalla fine del IX secolo, dominio arabo-berbero ; agli inizi del X secolo, è passata sotto il controllo dei Fatimidi d’Egitto, conquistatori del Nordafrica, e il governo ne viene affidato alla dinastia dei kalbidi Banû Abî l-Husayn, i quali diventano emiri ereditari per oltre un secolo.
Arrestato un tentativo di riconquista bizantina nel 965, fu avviato un processo di completa arabizzazione del territorio siciliano, con immigranti arabi e berberi provenienti dal Nordafrica, olltre che una politica di sviluppo economico e risanamento della gestione fiscale. La Sicilia si configurava secondo il modello economico dei principati orientali : produzione agricola per il mercato e per il palazzo, particolarmente cotone, seta e prodotti di lusso. Mazara, all’estremità sud-ovest dell’isola, è in quel periodo il porto principale degli scambi in Mediterraneo. Tuttavia riescono a sopravvivere poche comunità cristiane greche a Palermo, Catania e nel Val Demone, a nord-est.
Agli inizi del sec. XI si verifica una profonda crisi politica. Intorno al 1030 viene messa in discussione la legittimità dell’imanato fatimida e i governatori kalbidi vengono cacciati. Le contese dinastiche tra emirati rivali portano allo sfacelo del potere e all’indebolimento politico di cui approfittano i Bizantini. Nel 1038, grazie a una fazione musulmana, i Greci avviano un altro tentativo di riconquista. La spedizione capeggiata dal generale greco Giorgio Maniace consta già trecento mercenari normanni prestati dal principe longobardo Guaimario IV di Salerno ; il tentativo fallisce comunque nel 1040. 

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