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 L'Italia agli inizi del sec. XI

L'Italia longobarda e bizantina

La discesa in Italia dei Longobardi, nel VI secolo, aveva rotto l’unità politica della penisola, ossia gli ultimi resti dell’Impero romano. Nel Mezzogiorno, questa stirpe germanica, che era cristianizzata e usava la lingua latina, si è stanziata nell’entroterra del ducato di Benevento. Quando nel 774 Carlo Magno conquista Pavia (a nord del ducato), Arechi II, duca di Benevento (758-787), genero dell’ultimo re longobardo, Didier, dichiara la sua indipendenza dai Franchi, assume il titolo di principe e viene a opporsi efficacemente all’espansione carolingia nell’Italia meridionale. Questo confine segnerà a lungo il limite delle rivendicazioni imperiali tramandate dai Carolingi agli Ottoniani, quindi ai Franconi (Santo impero romano germanico).
Per via di scontri dinastici, il principato longobardo di Benevento viene smembrato nel 849 quando nasce il principato di Salerno. Quindi, nel 981, la contea di Capua ottiene l’indipendenza.
Sulla costa tirrenica, i piccoli ducati longobardi di Napoli, Amalfi e Gaeta si sono svincolati dai Bizantini nei sec. VIII-IX e sono capeggiati da dinastie locali.
Agli inizi del sec. XI, le province dell’Italia meridionale non strappate dai Longobardi alle vestigia dell’Impero d’Occidente, rientrano tuttora dell’Impero romano d’Oriente. È sopravvissuto il thema (la provincia) di Longobardia (Puglia e Basilicata), popolato prevalentemente da longobardi, e anche quello di Calabria, unico tratto conservatosi del thema di Sicilia, più particolarmente caratterizzato dalla presenza greca.
Data l’eterogeneità della situazione politica, i tre Stati longobardi più importanti, i cui principi ritengono dalla fine del sec. X o gli inizi del successivo, di essere vassalli dell’Imperatore germanico, interagiscono in maniera caotica e scomposta : mentre su tutti loro incombe la minaccia musulmana, sono in uno stato di guerra perenne coi Bizantini e coi ducati costieri di Napoli, Gaeta e Amalfi e in conflittualità tra di loro. Ondivaga anche la loro politica verso la Sede pontificia.

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