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Guglielmo, duca di Normandia

L'affermazione del potere ducale

Lo scatenarsi di ribellioni e di guerre private viene a essere combattuto, in tutto il regno, da un movimento di riforma ecclesiastica che predica la Tregua di Dio. Guglielmo prende il controllo di questa iniziativa per la Normandia, e la impone in un concilio di pace tenuto a Caen, all'indomani della vittoria di Val-ès-Dunes (1047).

Per meglio assestare la sua autorità, era anche necessario che il duca assicurasse la sua discendenza. Guglielmo progetta un matrimonio che possa permettergli di concludere un'alleanza con un vecchio nemico del ducato, il conte di Fiandra. Ma Matilde, figlia del conte Baldovino, discende in quinta generazione da una figlia di Rollone. Per la Chiesa, si tratta di matrimonio tra consanguinei.

Al Concilio di Reims, del 1049, papa Leone IX ha qualche ragione di essere ostile a Guglielmo che, in dispregio delle sue prerogative, ha affidato il vescovato di Bayeux al fratellastro Ottone. Inoltre, Leone è nemico dichiarato dei Normanni che lo assillano nei suoi territori italiani. Leone si oppone al matrimonio di Guglielmo, che avrà nonostante ciò luogo a Eu, intorno al 1050.

Il Castello d'Arques, feudo del ribelle Guglielmo d'Arques, discendente del duca Riccardo.Questa politica matrimoniale preoccupa i Riccardingi. Alcuni si pongono in dissidenza aperta. Ma la reazioni di Guglielmo è ferma. Guglielmo Werlanc, conte di Mortain, è arrestato ed esiliato. Guglielmo Busac, conte di Eu, e Guglielmo d'Arques, assediati e sconfitti nei loro castelli, sono allo stesso modo costretti all'esilio (1050-1054). Erano tutti discendenti, legittimi o illegittimi, di Riccardo I e Riccardo II in misura tale da poter contestare a Guglielmo l'eredità. Allo stesso modo viene deposto per indegnità Mogero, arcivescovo di Rouen, a vantaggio di Morillo, ecclesiastico riformatore (1055).

 Questo ultimo intervento era anche un impegno di adesione ai principi sostenuti dal papa, per ammorbidirne la posizione sulla questione del matrimonio di Guglielmo. Niccolò II (1058-1061) cassa la proibizione verso il 1059, in uno stesso momento in cui la politica pontificia si riavvicina anche a quella dei Normanni d'Italia meridionale.

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