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L'ascesa di Roberto Guiscardo

I Normanni e i papi: l'accordo di Melfi (1059)

Ultimo erede dei fratelli d’Altavilla, Roberto Guiscardo dà il via a un progetto di unificazione del potere normanno in Italia meridionale, ad opporsi, oltre ai Bizantini, anche alle velleità autonomistiche dei baroni normanni. Pur essendo potente, sente il bisogno di vedere sancito il suo diritto alla conquista da un’autorità morale incontestabile. Non può sperare molto dall’Impero germanico che attraversa allora un periodo di reggenza poco favorevole al suo progetto, né la presenza e l’autorità di quegli imperatori del Nord sono d’altronde mai state considerate nel Mezzogiorno. Roberto si rivolge al papato giudicando che nonostante la vicenda di Civitate, nel 1053, è ora di fare compromessi. A questo riguardo le circostanze politiche gli sono favorevoli.
Nel contempo in effetti, questo progetto è attivamente appoggiato dall’opera diplomatica dell’abate di Montecassino, Desiderio di Benevento, che diverrà poi papa col nome di Vittorio III nel 1086. Il progetto viene concretato durante il concilio di Melfi nel 1059, quando papa Niccolò II conferma a Roberto Guiscardo la dignità ducale e i possessi di Puglia e Calabria. Il papa o il Normanno vede più in là : la Sicilia rimasta dominio musulmano è promessa ai Normanni che dovranno impadronirsene e quindi, tenerla sotto l’autorità della Santa Sede. Il papa riconosce anche a Riccardo d’Aversa il principato di Capua.
Un tale riconoscimento da parte del papato costituisce una svolta decisiva nelle istituzioni per il potere normanno, la cui legittimità non potrà più mettersi in discussione.

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