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Arte e architettura normanna |
La corte di Palermo : focolaio culturale e scientifico
Il contributo del regno normanno di Sicilia alla storia culturale europea è essenziale fin dall’epoca di Ruggero II, incoronato re nel 1154. Il cronista Ugo Falcando ne attribuisce il merito al re normanno spiegando che egli « fece accuratamente ricercare i costumi delle altre nazioni nell’intento di trarne tutto quanto vi potesse essere di bellissimo o di una qualche utilità ». Tramite lo spazio conferito nella sua corte ai sapienti e alle opere di ambedue le rive del Mediterraneo, il re normanno mostra la sua ambizione, all’altezza di quella imperiale.
Come la Spagna ancora musulmana, la Sicilia normanna permette di fatto all’Ocidente latino di accedere ai grandi lavori della cultura greca come di quella araba. Le opere di Tolomeo, Platone, Aristotele come testi dei Padri della Chiesa d’Oriente, come Gregorio di Nazianza, vengono tradotti da Enrico Aristippo, arcidiacono di Catania, tutore di Guglielmo I, e quindi arconte degli arconti. Questa figura strana, di cui non sappiamo se fosse di origine greca o normanna, è anche l’autore di trattati scientifici, di astronomia e perfino di vulcanologia ! Nello stesso tipo di iniziative era coinvolto anche Eugenio l’Emiro, traduttore dell’Ottica di Tolemeo, il quale collaborava con Enrico Aristippo.
L’esponente emblematico di quella mentalità aperta sul mondo della corte del re normanno è il geografo arabo Edrisi (Ibn-Idris), autore di un’importante opera geografica compilata sulla base dei trattati greci e arabi, di testimonianze raccolte alla corte del re, a proposito del mondo anglo-normanno e dei paesi scandinavi, e anche sulla base dei propri viaggi. Il Libro di Re Ruggero, scritto in arabo, venne dedicato al re nel 1154, anno della sua morte.
Se la poesia, la letteratura di natura storico-epica e profana fanno parte dei suoi svaghi, il re si interessa anche di teologia – ritenuta la più importante delle materie nell’ambito del pensiero medievale – e chiede delle omelie di ispirazione bizantina a Filagato il Filosofo in occasione dell’inaugurazione della Cappella palatina. Maione di Bari, arconte degli arconti di Ruggero II e personaggio-chiave della fase iniziale del regno di Guglielmo I, fu egli stesso autore di un commento sulla professione di fede dei cristiani, il Pater, prima che fosse vittima nel 1160 dei complotti dell’aristocrazia normanna.