5 |
Artigianato e mestieri |
L'oreficeria
Tra produzioni aperte a diverse influenze, particolarmente quelle orientali, uno stile proprio di oreficeria del periodo normanno è chiaramente individuato nell’ornamentazione del mantello di Ruggero II (1133-1134), custodito a Vienna, in quanto appartenente ai tesori dell’Impero germanico. Questo stile è caratterizzato dalle grandi borchie ai lati dell’allacciatura, in cui le evidenti influenze dell’arte islamica e la decorazione con filigrana a vermicelli costituiscono gli elementi tecnici e stilistici di un’oreficeria che si può definire italo-normanna.
I cestelli in filo d’oro per il fissaggio delle perle del manto di Ruggero si riscontrano in un’altra opera-chiave del periodo : la cuffia rinvenuta nel sarcofago di Costanza d’Aragona, moglie di Federico II, nella cattedrale di Palermo. La calotta è d’argento dorato con filigrana a vermicelli sulla quale si incrociano due bande tessute con fili di perle, gemme e borchie inserite entro placchette a smalto. Ispirata alle corone imperiali orientali, la datazione della fine del XII risulta incerta.
L’uso degli smalti figurati in quanto elemento significativo dell’oreficeria dell’epoca normanna interviene in effetti in altre produzioni, tra cui le più importanti sono la stauroteca detta di San Leonzio (Napoli, Cappella delle Reliquie), la legatura dell’evangeliario dell’arcivescovo Alfano (Capua, Tesoro del duomo), e la stauroteca di Cosenza (Curia arcivescovile). Queste opere annunciano l’inserzione di nuove formule « normanne » in schemi ornamentali già di lunga tradizione.
Infine, la placchetta a smalto del ciborio della basilica di Bari, in cui san Nicola sta incoronando re Ruggero, rivestito delle insegne simboliche del potere, comprova l’uso di una forma artistica in quanto supporto della « propaganda » auocelebrativa normanna.