Il mondo anglo-normanno

Dudone di Saint-Quentin (1015/1026 circa)

Historia Normannorum

Dudone, canonico di Saint-Quentin, fu il primo esponente della storiografia della Normandia ducale. È nato verso la metà del X secolo e cresciuto in provincia di Vermandois nell’ambiente intellettuale delle scuole di Laon e di Reims.

Fu mandato in missione nel 994 circa dal conte di Vermandois Alberto I presso il duca di Normandia Riccardo I (942-996), il quale rimase sedotto dal talento del giovane cherico. Dietro sua richiesta Dudone cominciò l’operazione di committenza storiografica narrando la storia dei Normanni. Visse per lunghi tratti alla corte normanna pur essendo canonico di Saint-Quentin. Sotto il regno di Riccardo II (996-1026), assunse la doppia carica di cappellano e cancelliere presso il duca. È morto poco prima del 1043, anno in cui si è reso noto un suo successore in quanto decano della collegiata di Saint-Quentin.

Per scrivere una storia dei Normanni, Dudone si appoggiò sulla famiglia ducale, il cui aiuto fu prezioso. Per quanto dichiara, gli fornirono informazioni la duchessa Gunnor, il conte Raoul d’Ivry, il fratellastro del duca Riccardo I e anche l’arcivescovo di Rouen, Roberto, figlio di Riccardo e di Gunnor. Anche avendo avuto a disposizione le fonti scritte dell’epoca, in particolare Flodoardo, la sua opera si avvale in più di un caso della tradizione orale tramandata anche da questi avvisati testimoni.

La sua opera, scritta in prosa dal 996 al 1010, è intitolata Historia Normannorum, o anche De moribus et actis primorum Normanniae ducum. Essa è una narrazione delle imprese dei capi vichinghi e delle loro scorrerie nella Francia del X secolo con il successivo insediamento in Neustria. Diviso in quattro libri, il De moribus è periodizzato in quattro biografie. Il primo libro narra di Hasting, capobanda vichingo spregiudicato, ritenuto da Dudone il principale responsabile del saccheggio e delle devastazioni in Francia. Il secondo libro è una narrazione delle imprese di Rollone in Inghilterra e in Neustria; narra anche i negoziati per il trattato di Saint-Clair-sur-Epte nel 911 e il battesimo del duca e dei suoi compagni. Nel terzo libro lo storiografo tratta delle guerre menate dal giovane duca Guglielmo Lunga Spada contro i propri Vichinghi in rivolta e contro i principi locali (927-942). L’assassinio del duca nel 942, ideato ed organizzato dal marchese di Fiandra, Arnould, consente a Dudone di guardare alla figura di Guglielmo Lunga Spada come a un martire della pace e della fede cristiana. Il quarto libro narra le vicende più importanti del regno del duca Riccardo I (942-996) : quando venne incarcerato a Laon, poi liberato; le successive minacce al ducato da parte del re di Francia, poi del marchese di Fiandra, come da parte del re di Germania o del conte di Blois; le realizzazioni famose dell’architettura, come ad esempio il racconto particolareggiato della costruzione dell’ abbaziale di Fécamp, avviata nel 990 circa.

Alle parti in prosa si alternano corte sezioni versificate nelle quali risultano più chiare che nella stesura stessa le intenzioni apologetiche e panegiristiche di Dudone. Intende infatti esaltare la stirpe normanna generata dal primo duca, Rollone, e dimostrare che l’insediamento vichingo in Neustria si inscrive in una prospettiva provvidenziale. Dudone vuole dire che proprio questo lignaggio è stato scelto da Dio per ristabilire la pace in Francia come per il restauro dei monasteri, delle cattedrali e delle chiese devastate dai pirati nordici. Ma tale ascesa politica è affiancata a quella spirituale, i cui principali momenti sono periodizzati nel succedersi dei tre duchi : Rollone mediante il battesimo introduce il lignaggio sulla via della fede cristiana; Guglielmo Lunga Spada poi lo santifica mediante il " martirio "; infine, Riccardo I, grazie alle sue grandissime virtù, gli conferisce l’alone della santità. Perciò il De moribus col chiaro intento di essere una narrazione eroica delle vicende dei Vichinghi insediatisi in Neustria è per alcuni tratti ancora una storia di tipo agiografico.

La testimonianza di Dudone è di capitale interesse rispetto a quel periodo a cavallo tra gli inizi dell’XI secolo in cui la Normandia diviene consapevole della propria esistenza, quindi della sua identità e della sua importanza storica. In questo momento appunto la Normandia si sta inserendo in maniera definitiva nell’ambiente cristiano dei Franchi e prende le distanze con quello nordico. Dudone si fa l’esempio lampante di tale presa di coscienza storico-politica quando per primo parla di Normannia.

La critica moderna non ha valutato l’opera di Dudone nel modo giusto. Gli rimproverò l’uso ricorrente delle leggende come della retorica, non priva di qualche contorta tonalità oratoria. Nonostante il tono spesso cupo ed esaltato, Dudone venne ritenuto un vero scrittore : si inscrive nella grande tradizione degli auctores antichi i quali raccomandano di drammatizzare la narrazione e di inserirvi discorsi, ritratti e commenti. Egli è impegnato a seguire queste modulistiche antiche e vi riesce efficacemente o meno.

Purtuttavia le intenzioni apologetiche di Dudone come le sue ambizioni letterarie non dovrebbero affatto gettare il discredito sulla valenza storica del De moribus. L’opera di Dudone è infatti una testimonianza capitale per la storia della Normandia del X secolo e per poco la si voglia studiare metodicamente col debito rigore,è una fonte storica di grandissima importanza. In questo senso Dudone è a tutt’oggi in attesa di una vera e propria riabilitazione. Vengono confermati dall’archeologia e dalla scoperta di documenti nuovi certi fatti da lui esposti e oggetto di infondati sospetti. Il De moribus possiede inoltre un altro interesse storico. Il canonico di Saint-Quentin è il teste privilegiato di quelle grandi aspettative politiche e letterarie emergenti alla corte ducale agli inizi del X secolo.

Rapidamente il De moribus ebbe molto successo e tutti quanti gli storici dell’XI e del XII secolo lo utilizzarono in quante fonte di grande rilievo. Guglielmo di Jumièges lo riassume, mentre si ispirano ad esso Orderico Vitale, Guglielmo di Malmesbury, Roberto di Torigni, Wace e Benedetto di Sainte-Maure. Perciò non è da meravigliarsi se sono pervenuti dieci codici dell’XI e del XII secolo.

 

Pierre Bouet
ouen - Office universitaire d'études normandes
Université de Caen

 

ÉDIZIONI

- Lair Jules (éd.). - Dudonis Sancti Quentini De moribus et actisprimorum Normanniae ducum, dans Mémoires de la Société des Antiquaires de Normandie, 3e série, 3e volume, vol. 23, 2nde partie, Caen, Le Blanc-Hardel, 1865, p. 115-314.
- Migne Jean-Paul (éd.). - De moribus et actis primorum Normanniae ducum libri tres, dans Patrologie latine, t. 141, Paris, Gamier, 1880, col. 609-758.

 TRADUZIONI

- Christiansen Eric. - Dudo of Saint-Quentin‘s Historia Normannorum, Woodbridge, Boydell Press, 1998.

 STUDI

- Prentout Henri. - Etude critique sur Dudon de Saint-Quentin et son histoire des premiers ducs normands, Paris, Picard, 1916.
- Searle Eleanor. - "Fact and pattern in Heroic History: Dudo of Saint-Quentin", Viator, 15, 1984, p. 119-137.
- Shopkow Leah.- "The Carolingian World of Dudo of Saint-Quentin", Journal of Medieval History, 15, 1989, p. 19-38.
- Bouet Pierre.- "Dudon de Saint-Quentin et Virgile : L’Enéide au service de la cause normande", Mélanges Lucien Musset. Cahiers des Annales de Normandie, 23, 1990, p. 215-236.
- Hanawalt Emily Albu.- "Dudo of Saint-Quentin, The heroic Past imagined ", The Haskins Society Journal,6, 1994, p. 111-118.
- Bouet Pierre. - "Dudon de Saint-Quentin et le martyre de Guillaume Longue Epée", Les saints dans la Normandie médiévale, P. Bouet et F. Neveux (éds), Caen, Presses Universitaires de Caen, 2000, p. 237-258.

 

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