I Normanni nel Mediterraneo

Ugo Falcando

Ugo Falcando (seconda metà del XII sec.).

Liber de regno Siciliae
Epistola ad Petrum Panormitanae Ecclesiae thesaurarium

Ugo Falcando è senz'altro uno degli storiografi medievali più noti; a lui sono attribuiti il Liber de regno Siciliae e una incerta Epistola ad Petrum Panormitanae Ecclesiae thesaurarium. Il personaggio, anzi il suo nome, è piuttosto misterioso, e la critica lo ha di volta in volta identificato con ora con il canonico Hugo Falco, ora con Ugo di Foucoult abate di Saint Denis, ora col notaio Roberto di San Giovanni ora con l'ammiraglio Eugenio. Ma anche se non è possibile concludere la querelle critica dell'identità, più facile è delineare le caratteristiche di fondo di questo scrittore: una personalità a forti tinte, di un personaggio vissuto a lungo in Sicilia, certamente ben introdotto negli ambienti di corte.

Il Liber è posteriore al 1181, l'Epistula al 1190. Egli scrive dunque nel delicatissimo momento di passaggio dalla dinastia normanna a quella sveva. Il racconto abbraccia il periodo del regno di Guglielmo I fino all'ascesa al trono di suo figlio minorenne, Guglielmo II, sotto la tutela della madre e del sinistro Gualtiero Offamil, protofamiliare del regno. E' una narrazione programmaticamente limitata agli avvenimenti "que circa curiam gesta sunt", interessata solo di quanto accade a corte, agli intrighi, che ci lascia un'impressione di malvagità e di corruzione della corte palermitana veramente apocalittica, fondata su un radicale pessimismo di fronte alla natura umana. Il Liber si apre con una prefazione in cui già si presentano i "monstra" e i "miracula" che devastano la storia di Sicilia, segnata da una presenza determinante dell'influsso della Fortuna : una visione disperata e pessimistica che sarà poi verificata nel concreto degli avvenimenti narrati. E tanto più è forte il richiamo alla concezione pedagogica della storia cui è affidato il compito di ricondurre alla virtù mediante una valida esemplarità; perciò la storia si apre con la figura del "buon" re Ruggero, la cui forza e la cui potenza sono ormai perdute in un oggi fosco e disperato. Dal punto di vista politico-ideologico l'autore è certamente fautore dello schieramento baronale, contrapposto alla politica accentratrice della Corona e alle forze "nuove" emergenti nel Regnum, soprattutto borghesi (Maione) e musulmani convertiti (il gaito Pietro). Ma in molti tratti è possibile intravedere un lealismo di fondo verso l'istituzione monarchica che gli fa condannare decisamente, ad esempio, il tentativo dei baroni palermitani di impadronirsi della persona del re approfittando di una rivolta. Il suo ideale non è quello di una monarchia baronale, ma di un re giusto, capace di amministrare il suo popolo senza appoggiarsi a ministri corrotti o malvagi. E' chiara in tutta la cronaca la contrapposizione tra la figura di Ruggero II e i suoi "degenerati" successori, con la pessimistica valutazione dell'epoca degli ultimi re normanni. Nel chiaroscuro psicologico dei personaggi Falcando si mostra maestro, e memorabili restano la figura di diabolico e corrotto intrigante (quasi una somma del Catilina sallustiano e del Cesare lucaniano) di Maione di Bari e quella di buono e onesto, ma debole, Stefano di Perche. Il Liber, anche se meno fresco e scorrevole della prosa del Malaterra, e per il tono spesso troppo cupo e monocorde, ha comunque una sapienza narrativa e una efficacia descrittiva che ne fanno uno dei capolavori della storiografia medievale.

Siamo di fronte ad un intellettuale ben sorvegliato ed esperto, la cui educazione sui classici è robustissima: il suo latino è retorico, aulico, elevato ed è evidente la lezione, oltre che di Sallustio, di Cicerone e di Lucano, altro grande cantore di guerre civili.

Pure considerevole è l'Epistola, un libello politico che rispecchia le prime reazioni delle classi dirigenti siciliane di fronte all'invasione del Regno da parte degli Svevi di Enrico VI. Se ideologicamente il Liber è per ampi tratti ancora misterioso, sospeso tra interessi baronali e lealtà monarchica, chiara è la posizione dell'autore di questo testo, che esprime un giudizio durissimo e irrevocabile contro l'invasione tedesca, di cui è messo in luce il "Theutonicus furor".

 

EDIZIONI

- La Historia o Liber de regno Siciliae e la Epistola ad Petrum Panormitanae Ecclesiae thesaurarium di Ugo Falcando, ed. G.B. SIragusa , Roma 1897 (FSI 22).

 

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