Alessandro Monaco

Alessandro, monaco di San Bartolomeo di Carpineto (? - inizi del XIII sec.)

Chronica monasterii Sancti Bartholomei.

La cronaca del monastero di San Bartolomeo di Carpineto (Abruzzi, provincia di Pescara) narra gli eventi del cenobio benedettino dal 963 ai primi anni del XIII sec., presumibile data di morte dell'autore, il monaco Alessandro. Esso ci offre uno spaccato interessante delle tensioni provocate dall'arrivo e dall'insediamento dei Normanni nella regione. L'autore ebbe a disposizione i documenti conservati nell'archivio del cenobio. Ed è scopo precipuo dell'opera, come egli stesso dichiara nell'interessante prologo, tramandare ai posteri proprio la massa di documenti riguardanti i possedimenti del monastero, che potrebbero andare deperiti per l'azione del tempo o l'incuria degli uomini. La sua narrazione, infatti, consta per la maggior parte della sua estensione, nella trascrizione di numerosissimi documenti (privati, papali, reali) di concessione al monastero.

La posizione politico-ideologica di Alessandro rispecchia, ovviamente, le convenienze del monastero. Si tratta di una chiave di lettura degli eventi fondamentalmente filonormanna, dati i buoni rapporti (e le grandi donazioni) che i capi normanni non fecero mancare al cenobio. Particolarmente esaltata è, ad esempio, la figura di Ugo Malmozetto, così come, più avanti, quella di Guglielmo I e Guglielmo II.

L'opera di Alessandro monaco è un ottimo esempio di cronaca-cartolario, genere che sempre più si sviluppa tra XII e XIII secolo. Dal punto di vista letterario, escludendo naturalmente le parti diplomatiche, essa non deve essere ritenuta disprezzabile. Soprattutto nelle aperture e nelle chiusure dei sei libri che la compongono, Alessandro dà prova di padroneggiare sufficientemente il latino, fornendo qua e là citazioni anche di autori classici. Tra le fonti storiografiche da lui utilizzate, è interessante rilevare la presenza di Guglielmo di Puglia.

 

EDIZIONI

- Il Chronicon di San Bartolomeo di Carpineto, a cura di E. Fuselli, L'Aquila 1996.