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Artigianato e mestieri

Gli avori

Diversamente dall'Inghilterra, nei secoli altemedievali il Mezzogiorno quasi non aveva conosciuto la lavorazione dell'avorio. Solo la recente scoperta di una testina di chierico (IX secolo?), trovata nel 1991 negli scavi di San Vincenzo al Volturno, permette ipotesi diverse.
Apparentemente è nella ricca Amalfi di metà sec. XI che, grazie all'intensissima attività commerciale, si sviluppò la produzione degli intagli eburnei (innanzitutto le condizioni economiche, per la preziosità del materiale). Un pezzo va ricordato, per la committenza certamente normanna: un altarino portatile, senza decorazioni (Nurnberg, Germanisches Nationalmuseum): esso reca l'iscrizione "Gofredus comes Catacensis me sacrare fecit", e va riferito al conte Goffredo di Catanzaro (1111-1144). Importantissimo è poi il più grande complesso di avori pregotici dell'Europa medievale: gli avori di Salerno. Sicuramente destinati in origine a un arredo liturgico della cattedrale di San Matteo (finanziatore il Guiscardo), essi sono costituiti da un nucleo di formelle con scene vetero- e neotestamentarie. E' poi localizzabile in Sicilia un buon numero di cofanetti e pissidi e altri oggetti d'uso, opera di artigiani islamici
Gli olifanti intagliati d'Italia meridionale (dove peraltro non ne resta più nessuno) sono una ventina; la loro fattura è da collegare soprattutto a esperienze artistiche campane e pugliesi. Pare comunque che una certa committenza sia stata sviluppata dalla corte palermitana, in particolare da Ruggero II.

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