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La Chiesa in Italia Meridionale sotto i Normanni :

Il monachesimo riformato

Ovunque in Occidente, la vita religiosa dei secoli XI e XII è sconvolta dalla questione della Rifoma della Chiesa e particolarmente da quella delle congregazioni monastiche. I benedettini schierati nella filiazione dell’ordine di Cluny, la grande potenza spirituale e temporale dell’anno Mille, hanno propagato la propria influenza fino a Montecassino, e per esempio alla S.S. Trinità di Cava, fondata in Campania dal salernitano Alferio, consigliato da Odilone, abate di Cluny tra il 994 e il 1048.

Ma al periodo proprio normanno della storia del Mezzogiorno corrisponde soprattutto l’emergere di una riforma maggiormente radicale promossa dai Certosini di san Bruno (994-1101) e dai Cisterciensi di san Bernardo (1090-1153). Bruno fece da guida a Urbano II, il papa della prima Crociata, e terminò la sua vita in Calabria dove una fondazione, la Serra San Bruno, testimonia del suo passaggio. Ma il suo ordine non conobbe uno sviluppo significativo nel Mezzogiorno normanno. Per quanto riguarda i Cisterciensi, vennero puniti per il sostegno di san Bernardo a papa Innocenzo II, mentre all’opposto il re Ruggero II riceveva la corona dall’antipapa Anacleto.

Questa nuova spiritualità monastica nel Mezzogiorno normanno è promossa soprattutto da esponenti dalla personalità abbastanza marginale. Questo è il caso di Gioacchino da Fiore, monaco calabrese ritiratosi sulle montagne della Sila, con la protezione di Costanza d’Altavilla . Il ritorno a un ideale eremetico si può anche individuare attraverso le personalità di san Giovanni di Matera (†1139), fondatore del monastero di Pulsano, sul Gargano, e di san Guglielmo di Vercelli (†1142), fondatore di Santa Maria di Montevergine, in Campania, in provincia di Avellino. A Palermo la fondazione di una chiesa dedicata a San Giovanni degli Eremiti simboleggia questo orientamento nuovo nella spiritualità monastica ; ciononostante il regno normanno non fu una terra di conquista per il monachesimo riformato.
 

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