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Signoria e feudalità

Il modo di vivere signorile

Oltre il monopolio del mestiere delle armi dal luogo residenziale prediletto, il castello, il signore normanno si distingue esercitando diritti fiscali e controllando un’amministrazione locale prevalentemente giudiziaria. Dopo il periodo dedicato alla conquista (fine dell’XI secolo), la peculiarità del dominio normanno sarà appunto il ripristino del controllo di quei diritti fiscali e giudiziari da parte del potere regio, sia tramite funzionari regi che coll’integrazione dei signori locali nella gerarchia del potere. Ma sembra proprio che il signore abbia conservato il profitto delle tasse sugli scambi e segnatamente le tasse di passaggio delle merci.

Come ovunque nel medioevo occidentale, la vita signorile si avvale del prelievo dei frutti del lavoro altrui. Bisogna però saper gestire le terre nel modo conveniente traendo profitti dal reddito : dalle colture di rendita, il vigneto e l’oliveto ; dai diritti di pesca o di allevamento, essenziale quest’ultimo alla cavalleria o il vivere quotidiano. Le tasse sulle foreste e le terre da pascolo fanno della figura del signore un protagonista importante dell’attività.

Il signore normanno che vive sulle sue terre si dedica alla caccia, sia per arricchire la sua tavola che per il piacere di praticare uno sport riservato all’aristocrazia. Lo svago non è privo di rischi : si cacciano animali di grandi dimensioni e di prestigio, daini, cervi, cinghiali ed orsi. Infine, oggetto di una vera e propria passione, la falconeria è un’arte conosciuta in Occidente e di primissimo piano nell’Italia normanna, forse influenzata dalla civiltà araba ; il più orientale rampollo dei sovrani normanni, Federico II, scriverà al proposito un famosissimo trattato.

Nelle fasi iniziali della conquista, il nucleo del nuovo ceto signorile è di origine normanna, ma il termine Normanni andrebbe esteso anche a quello di Franchi, essendo i « Normanni di Normandia », qui come in Inghilterra, accompagnati da guerrieri di diverse provenienze attratti dalle prospettive di buona fortuna. Possono convivere o allearsi alle nobiltà locali, com’è il caso con le famiglie nobili longobarde, ma si sa che in ogni caso giungono al primo posto. Oltre l’ambiente di cosmopolitismo della corte di Palermo descritto dai cronisti, abbiamo poche notizie del vivere quotidiano e degli svaghi di questa bassa e media classe signorile. Le va attribuita per esempio la stesura dei cicli di natura storico-epica, quali la Chanson de Roland, di cui si trovano elementi superstiti perfino nel folclore napoletano e siciliano ?

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