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Arte e architettura anglo-normanna

Il libro e la miniatura

La regola benedettina imponeva ai monaci di dedicare parte del tempo al lavoro in cui la trascrizione di manoscritti come la creazione di biblioteche occupava una parte di grandissima importanza. Il libro è in effetti il perno indispensabile della pratica liturgica in cui vengono stesi i testi delle preghiere e degli inni. Esso sorregge anche l’esercizio intellettuale riguardante prevalentemente la meditazione religiosa sulle Sacre Scritture, il commento delle opere dei Padri della Chiesa, nonché lo studio di alcuni scritti antichi. È anche uno tra gli ingranaggi amministrativi del cenobio : cartulari in cui vengono stesi i titoli di proprietà e le pie donazioni, obituari con la lista delle sante messe e preghiere per i defunti, nonché i redditi riguardanti tale funzione. Il libro afferma anche il prestigio del cenobio mantenendo viva la memoria dei santi e delle reliquie attaccate alla sua storia.

Le cure prestate alla fabbricazione del libro dimostrano quanta importanza simbolica venisse attribuita all’oggetto la cui forma doveva esaltarne a sua volta il contenuto, in maniera abbastanza vicina alle soluzioni architettoniche coeve. Fino al tardo XII secolo, rimane monopolio dei monaci la produzione libraria, per cui non è sorprendente individuare nelle grandi abbazie promosse dai duchi di Normandia gli scriptoria più rinomati. Il libro è interamente manoscritto e talvolta decorato di miniatura, ovvero una tra le arti che meglio esprimono la contaminazione di influenze nelle quali è immersa la cultura artistica della Normandia dell’epoca ducale.

Della tradizione carolingia si conservava agli inizi dell’XI secolo un apparato ornamentativo a piena pagina in cui il ritratto del sovrano veniva il più delle volte sostituito da quello del santo evangelista o dal Padre della Chiesa, autore degli scritti copiati. Essendo strettamente ricollegate alla Normandia, prima anche della Conquista, le isole britanniche seguivano tale tradizione documentata particolarmente nel Sacramentario offerto all’abbazia di Jumièges dall’abate Robert quando fu nominato arcivescovo di Cantorbéry durante il regno di Edoardo il Confessore.

Ma nelle abbazie di Fécamp, Jumièges, e le Mont-Saint-Michel è andata maturando un’arte originale che inventa delle grandi iniziali ornate ispirate ai motivi animalistici della tradizione franca, degli intrecci di influenza celtica o nordica, e perfino ornamentazioni con racemi di tradizione romano-bizantina. Motivi simili si riscontrano nell’ornamentazione romanica delle chiese ; il più delle volte lo scultore poteva essere lo stesso artista del copista.

Dal capolettera ornato che serviva a segnare, oltre la valenza decorativa, le varie parti di uno scritto, i miniatori normanni operano il passaggio all’iniziale istoriata dove danno vita in mezzo al fogliame a figure e a creature appartenenti ad una fauna naturale o fantastica. Talvolta le scene si ricollegano in un certo modo al testo illustrato - scene veterotestamentarie, autori nell’atto di scrivere …- altre volte assumono un carattere maggiormente simbolico o lasciano il campo libero alla calligrafia.

Il decennio 1090-1100 segna l’apogeo della miniatura normanna, il cui stile decorativo viene imitato e si diffonde particolarmente in Inghilterra durante la Conquista. È verosimile che Hugo Pictor, uno cioè dei pochissimi artisti dell’epoca di cui conosciamo il nome, abbia fatto una carriera itinerante da Jumièges a Exeter.

Durante la seconda metà del XII secolo purtroppo, si sta affievolendo quell’originalità miniaturistica normanna, conseguentemente allo spostamento geografico dei centri creativi presso le corti dei principi di Francia o del regno dei Plantageneti mentre nel campo dell’insegnamento è già attiva la concorrenza con i grandi centri urbani, dove verranno create le università.

 

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