Costruito per volere del Grande Ammiraglio di Ruggero II, Giorgio d'Antiochia (v. anche S. Maria dell'Ammiraglio), costituisce un'importante documento che testimonia la notevole professionalità posseduta dai tecnici arabi e normanni, dai quali non deve disgiungersi l'antica esperienza bizantina nella costruzione dei ponti. Si evidenzia in quest'opera d'ingegneria, ed in altre analoghe, svincolate da esigenze formali architettoniche, (v. archi ogivali di chiese o sale di rappresentanza), l'adozione di archi estremamente acuti, staticamente più idonei a sopportare grandi sollecitazioni. Va inoltre evidenziato l'accorgimento di alleggerire con l'apertura di un arco minore, la spalla tra due archi maggiori, ciò consente, oltre ad un risparmio di materiali, un alleggerimento della pressione del fiume sulle strutture. Tutto questo presuppone una profonda conoscenza, anche se empirica, della statica e dell'idraulica da parte degli ingegneri siculo normanni, oltre ad una necessaria progettazione preliminare. Le foto mostrano l'insieme ed i particolari struttrali del ponte, evidenziandone tra l'altro, la particolare inclinazione dei piani viari che contribuisce ad una maggiore staticità complessiva del manufatto.
Vittorio Noto
Bibliografia
Sostanzialmente inedito
Fotografia
Melo Minnella, Palermo